Il segreto del Teatro No
Tanabata

Il segreto del Teatro No

CB037
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di Zeami Motokiyo - Traduzione dal francese di Gisele Bartoli

Ed. Adelphi, 2015 - pagg. 444 - ISBN: 9788845900402

Zeami Motokiyo (1363-1445), figlio del capostipite della più celebre tra le scuole di attori di no oggi esistenti è stato definito «lo Shakespeare giapponese» in quanto attore lui stesso e autore di quasi tutto il repertorio no. Egli ha lasciato numerosi trattati su quest’arte, che è la forma più nobile e raffinata del teatro orientale, e se, a stretto rigore, non può esserne considerato l’iniziatore, è però colui che ne ha fissato i canoni fondamentali. Scritti a uso e insegnamento esclusivo dei discendenti della sua famiglia, accompagnati dalla consegna formale di preservarli come «segreti», questi trattati, che costituiscono il nucleo essenziale del libro che presentiamo, restarono effettivamente sepolti in Giappone per cinque secoli, e cominciarono a essere riscoperti e studiati solo nel primo decennio del Novecento. Per una singolare coincidenza, ciò avvenne appunto negli anni in cui in Europa nasceva una viva curiosità per il teatro no, sia grazie al movimento verso un linguaggio scenico per simboli che prese l’avvio con Gordon Craig, sia, ancor più, per merito di Yeats che volle utilizzare le tecniche del no nei suoi stessi drammi e che offrì a Pound l’occasione di presentare, tradotti da lui e da Fenollosa, testi del repertorio no, soprattutto di Zeami.
Oltre a essere la via maestra per la comprensione del teatro no, i trattati di Zeami rappresentano, in modo più generale, una delle migliori introduzioni a un mondo di sensibilità e di idee che in questi ultimi decenni ha esercitato tanto influsso sull’arte occidentale, in particolare sulla pittura e sulla poesia. Sul fondo delle dottrine zen, i trattati tessono una tela affascinante di regole stilistiche riguardanti i quattro elementi di cui si compone il no, poesia e mimica, musica e danza: sono regole che testimoniano di una concezione elevatissima della professione dell’attore e della funzione del teatro in una società, e che spesso ci sorprendono per l’estrema, raffinata penetrazione psicologica che le ha dettate. Alcune formulazioni, dominanti in questi testi, come quelle del «fiore» e dell’«incanto sottile», sembrano cogliere, nell’unico modo possibile che è quello dell’immagine poetica, il punto medesimo nel quale le doti naturali e la tecnica dell’artista attingono l’essenza misteriosa dell’arte. Chiamare «trattati» questi scritti è improprio: essi sono piuttosto un insieme di precetti che derivano dall’esperienza vissuta, con l’impegno più totale, da un grande uomo di teatro.
Il libro, a cura di René Sieffert, uno dei più esperti iamatologi mondiali, è completato da una lunga introduzione e da un nutrito corredo di note, che ci forniscono tutti gli strumenti per comprendere testi le cui premesse culturali ci sono lontane. Chiude il volume una cosiddetta «Giornata di no», cioè una scelta di testi no e kyogen (farse necessarie all’economia generale dello spettacolo per allentare la tensione emotiva dello spettatore), ordinati secondo lo schema classico, indicato dallo stesso Zeami e ancora oggi valido, con cui le rappresentazioni devono susseguirsi.


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