Tanabata
SAMURAI
N740
Prezzo di listino
€15,00
Scritti di guerrieri giapponesi
Traduzione e curatela di Monica A. Rossi
Luni ed., 2014 - isbn 9788879842884
Uno dei termini giapponesi per definire il guerriero è «bushi», il cui ideogramma condivide lo stesso radicale di «bun» (letteratura), suggerendo l'idea che le armi possono essere fermate dalla cultura.
In Giappone i guerrieri salgono ai vertici della scala sociale durante il periodo del feudalesimo (XIII- XIX secolo) e il loro codice morale, il Bushido, pervaderà lo spirito di tutto il Paese. I samurai non erano solo uomini d'armi, ma anche di penna. Accanto alle opere letterarie più note, come Il libro dei cinque elementi di Miyamoto Musashi, o l'Hagakure di Tsunemono Yamamoto, esiste una florida letteratura lasciataci in eredità dai capi samurai e dai daimyo (governatori militari delle province) delle varie epoche del Giappone feudale.
I manoscritti sono soprattutto esortazioni volte a regolamentare la vita dei clan guerrieri, testamenti spirituali prima di una battaglia imminente o epigrammi che testimoniano la filosofia del samurai imperniata sull'onore e sul senso di fedeltà al signore. In generale, tuttavia, essi non furono uomini privi di cultura e di raffinatezza, anche se lo scopo per cui presero in mano la penna era primariamente concreto e non perseguiva intenti letterari o di svago.
I personaggi presentati, vissuti tra il 1200 e il 1600 e molto diversi tra loro, comprendono i membri più elevati dello shogunato, come Shigetoki Hojo e Shiba Yoshimasa e semplici soldati che arrivarono faticosamente alla posizione di daimyo come Asakura Toshikage e Torii Mototada; uomini impegnati nel mondo della cultura e delle lettere come Imagawa Ryoshun e altri che proibirono addirittura lo studio della poesia e del teatro No come Kato Kiyomasa. Nonostante, o proprio grazie alle loro differenze, le loro testimonianze sono preziose per rintracciare i valori della classe guerriera rimasti immutati nei secoli. In questo senso i samurai (il cui significato letterale è «servitore»), hanno servito completamente la causa del loro signore perpetuando nei secoli quel senso dell'onore, impalpabile e pur tuttavia così tangibile, che è la base fondativa della cultura giapponese.